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Pessoa sulla strada del jazz

Mariano Deidda ha un nuovo album dedicato a Fernando Pessoa.
“Mi sono innamorato soprattutto di un libro: Il libro dell’inquietudine.”

Pessoa sulla strada del jazz” vede la collaborazione, tra gli altri, dei trombettisti Enrico Rava e Kenny Wheeler, del contrabbassista Miroslav Vitous e del clarinettista Gianluigi Trovesi, ed è composto da brani inclusi in lavori precedenti, che solitamente non canta in concerti, ma ai quali ha dato “piccoli tocchi, arrangiamenti nuovi, non esattamente uguali, molto vicini al jazz, e che si presentano in un modo diverso, nuovo”.

Clarino chiaro” è la poesia che apre il CD, che comprende anche “Canzone per Lisbona“, “Non ho fatto alto che sognare” fare altro che sognare”), “L’incapacità di pensare” e “Don Diniz” (“D. Dinis”), tra gli altri.

Il musicista italiano ha reso omaggio al poeta attraverso le sue opere, dove mette in musica le parole di Fernando Pessoa. Gli ha dedicato quattro album e una trilogia che comprende “Nel mio spazio interiore“, album che ha vinto il Premio Imaie, come miglior album dell’anno.

Ho scelto il Jazz perché è la forma musicale che meglio si adatta alla raffinatezza delle parole di Pessoa“, spiega il musicista italiano che rivela di aver conosciuto il poeta attraverso le traduzioni di Antonio Tabucchi.

Lo scrittore italiano è considerato il più grande traduttore italiano di Pessoa, e uno dei suoi più grandi studiosi e critici a livello mondiale. Professoressa di Lingua e Letteratura Portoghese all’Università di Siena, sposata con un portoghese, ha vissuto sei anni a Lisbona e gli altri sei in Italia. Dal 2004 aveva anche la nazionalità portoghese.

Ora continuo il lavoro di Tabucchi attraverso la musica. Far conoscere Pessoa al mondo“, dice Mariano Deidda, convinto che ci sia ancora molta strada da fare prima che il poeta portoghese possa essere riconosciuto “come il miglior poeta del mondo”.

Intervista RTP Notícias

Foto di Graziano Secchi

Mariano Deidda, il cantapoeta
Un ritratto fra musica e letteratura

È davvero, paradossalmente, così: quando incontri Mariano Deidda tutto ciò che pensavi fosse realtà diventa apparenza e ciò che non ti saresti aspettato realtà.

In un bar di Torino, tra Campari e orzo, pensi di essere lì per parlare di musica e invece vieni travolto e coinvolto in speculazioni filosofiche, in confidenze letterarie, in insegnamenti e testimonianze di vita vissuta. E Deidda, nella eterogeneità dei fini, come vedremo, di vite ne ha vissute più di una. Sardo di nascita, trascinato bambino in Piemonte per necessità, espatriato a Lisbona da adulto per vocazione, la sua vita si declina fra due grandi amori, due passioni inestinguibili: la musica – fra contrappunti e accenti classici, jazzistici e popolari – e Maria Teresa, conosciuta fra i banchi di scuola e amata per sempre, anche quando la sorte l’ha strappata, troppo presto, alla vita.

La sua ormai trentennale carriera artistica non segue una consequenzialità logica e prosegue assecondando l’incontrollabile caos in cui da sempre ognuno di noi si dibatte, cercando di indirizzare quantomeno gli intenti. (…)